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Diari Toscani

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Intervista ai protagonisti del Primo concorso lirico Marmo all’Opera (1/2)

DiVinicia Tesconi

Ott 1, 2021

È stata l’asso nella manica dello staff di Carlo Menconi e del Circolo carrarese Amici della lirica “A. Mercuriali”, che hanno organizzato il primo concorso lirico Marmo all’Opera, riportando in vita un’antica tradizione carrarese legata alla grande e storica passione della città per la lirica.
A fronte di una macchina organizzativa perfetta e di un progetto grandioso, uno degli elementi che maggiormente ha decretato il successo è stata proprio la presenza di Giovanna Casolla, soprano di fama internazionale, un vero e proprio monumento della lirica, che ha accettato il ruolo di presidente di giuria del concorso e anche quello di insegnante, insieme al baritono Sergio Bologna, nelle masterclass, a cui hanno avuto accesso i vincitori.

Dopo una settimana intera passata a Carrara, Diari Toscani ha incontrato Giovanna Casolla, poco prima della partenza per Napoli, la sua città di origine e luogo in cui risiede, e la grande artista ha fatto un piccolo bilancio dell’esperienza nella città del marmo, con la sua innata e naturale simpatia e con la semplicità di modi che hanno solo i veri grandi.

Ormai possiamo considerarla quasi “carrarina”…

G.C. Mi hanno sequestrato questi qua, mi hanno fatto lavorare come una schiava! Scherzi a parte, Carrara mi piace. Qui ho molti amici che mi hanno sempre seguita nei teatri in cui ho cantato. Ricordo un pullman che da Carrara venne a Berlino per sentirmi cantare e questa è una cosa molto gratificante per un cantante. È importante sapere che ci sono amici che ti stimano.

Come è andato questo primo concorso lirico carrarese?

È molto bello aver recuperato la tradizione importantissima dei concorsi lirici di Carrara. È stata un’impresa non facile perché abbiamo dovuto ascoltare 80 cantanti in due giorni, e poi seguire i finalisti il terzo giorno. La selezione è stata fatta in stanze non esattamente appropriate per la lirica, nelle quali c’era un po’ di rimbombo, ma, per fortuna, ho sempre avuto un orecchio molto accorto. Da ragazza mi disperavo perché pensavo di avere le orecchie a sventola, ma, poi, nella mia carriera, mi sono servite. C’era un mio collega che addirittura si metteva dei sugheri dietro le orecchie per ascoltarsi quando cantava. Ho un udito molto, molto fine che mi fa cogliere anche le più piccole imprecisioni, i miei allievi lo sanno.

Qual è stata la maggiore difficoltà per voi giudici?

È stato difficile perché erano in tanti ad essere molto bravi, e soprattutto erano tantissimi i partecipanti. Io ho presieduto anche ad altri concorsi, ma al massimo si arrivava a una quarantina di cantanti. Qui c’è stata una vera e propria marea di giovani venuti da tutte le parti del mondo e, per questo, va fatto, assolutamente, un plauso a chi ha pensato di organizzare questo concorso.

Come mai tanti giovani si avvicinano alla lirica?

La lirica è un patrimonio culturale immenso, ma, purtroppo, non è promossa adeguatamente dai media. In televisione viene passata a notte fonda o al mattino e, in genere, solo alla domenica. Una volta si faceva veramente musica nelle scuole e si cercava di avvicinare i ragazzi alle prove generali degli spettacoli per farli innamorare della lirica. Oggi si fa molto poco, ma quando si fanno le cose belle e ci sono i grandi nomi della lirica i teatri si riempiono. La verità è che non si può vivere senza musica.

La sua voce non è cambiata nel tempo. Qual è il suo segreto?

La mia voce è rimasta uguale perché l’ho sempre esercitata. Io ho insegnato ai ragazzi che il canto si basa sul fiato, come il palazzo si regge sulle fondamenta. La voce, se esercitata nel modo giusto, dura nel tempo, infatti, i cantanti lirici del passato hanno sempre cantato fino a tarda età perché studiavano prima di tutto la respirazione che è la base del canto. Oggi purtroppo i maestri non insegnano neppure dove si trova il diaframma. Mi è capitato di tenere lezioni in conservatorio e di suggerire di affiancare, al corso di canto, lo studio di uno strumento a fiato proprio per favorire la respirazione e l’uso del diaframma. Se non si usa il diaframma il cantante si stanca. Io feci quattro anni di tecnica in conservatorio con un Maestro molto bravo: Michele Lauro. Poi interruppi brevemente perché mi sposai ed ebbi i miei figli. Quando pochi anni dopo decisi di fare la solista ripresi gli studi a cui mi aveva avviato lui, che ne frattempo era morto. E una notte, in quel periodo, lo sognai che mi accompagnava dentro al teatro coprendomi col suo ombrello perché pioveva. Un sogno che per me ebbe un importante significato.

Tornerà l’anno prossimo, per la seconda edizione del concorso?

Non lo so, cioè non lo posso dire: ho una certa età.

Sorride, la grande soprano, perché l’energia e la vitalità che la contraddistinguono, cozzano decisamente con la sua ultima frase.

Daniele Piscopo, responsabile della comunicazione e dell’organizzazione

Tra gli artefici del successo c’è anche Daniele Piscopo, regista di opere liriche – sua la bellissima messa in scena del Gianni Schicchi realizzato dentro l’Accademia i Belle Arti di Carrara nel 2019 – cantante lirico, pittore, scenografo e, per il concorso Marmo all’Opera, responsabile della comunicazione e dell’organizzazione. Nato a Benevento, ma residente a Lugano, studi lirici fatti al conservatorio di Milano e poi una laurea presa all’Accademia di Belle Arti di Carrara e ancora un percorso all’Accademia dell’Opera di Verona, è lui che ha tenuto le fila organizzative della grande macchina del primo concorso lirico carrarese e non nasconde la soddisfazione per il grande successo registrato con la manifestazione.

Anche lei ormai è un habitué di Carrara…

D.P. Sì, sono stato adottato da Carrara. Ho studiato decorazione in Accademia e ho vissuto qui per due anni. In quell’occasione, ho conosciuto gli Amici della lirica e da lì è nato il sodalizio.

I suoi interessi artistici sono molteplici…

Ho iniziato come cantante lirico, studiando al conservatorio di Milano, poi sono passato alla regia. Di seguito è arrivato l’interesse per la scultura e la decorazione che mi hanno portato a Carrara. Chi ama l’arte non può non venire a Carrara.

Qual è stato il suo impegno nel concorso, oltre al ruolo di giurato?

Mi sono occupato di tutta la parte organizzativa: siti, pubblicità, grafica, tutto quello che c’è dietro. Un lavoro immenso. Non ci aspettavamo tutti questi iscritti, che, fra l’altro, sono arrivati tutti all’ultimo secondo come sempre accade con i cantanti. È stato un grande lavoro di organizzazione anche per gli spazi in cui fare gli eventi, per gli strumenti musicali da portare nelle sale dell’Accademia, di Palazzo Cucchiari e del laboratorio di Graziani marmi, tre location completamente differenti.

E poi la gestione di tutti i giurati…

Sì, mi sono occupato anche di accogliere i 20 giurati, che venivano da tutto il mondo, alcune personalità molto importanti, ed ho organizzato gli alloggi e gli spostamenti in macchina. Abbiamo fatto un piccolo miracolo che è stato possibile grazie al circolo Amici della lirica.

In che modo l’hanno aiutata?

Loro sono un gruppo fantastico. Si dividono i compiti e ognuno fa qualcosa è c’è un sostegno enorme che altrove non c’è. Senza il loro aiuto non saremmo riusciti a mettere in campo una tale potenza di fuoco. Oltre all’impegno, c’è dietro anche la voglia e una grande passione. Altri concorsi più blasonati non hanno queste figure simili: hanno qualcuno pagato per svolgere certi compiti che però non ci mette la stessa passione.

Ci sarà un seguito, quindi, al concorso lirico Marmo all’Opera?

Questo era un esperimento, non sapevamo come sarebbe andato, ma si è rivelato un grande successo: proseguirà senz’altro.

Proprio alla luce del successo dell’evento e dell’ormai consolidata attenzione dei carraresi per la lirica, si potrebbe immaginare la realizzazione di un’Accademia della lirica a Carrara?

Questo è uno degli obiettivi del circolo Amici della lirica. Da tre anni esiste Marmo all’Opera, che è un unicum nel panorama lirico, che può esistere solo qui. Sarebbe un grande sogno creare un’accademia stabile a Carrara. Un sogno è anche creare un sodalizio con l’Accademia di Belle Arti per dare vita a un grande polo artistico a 360 gradi.

Vi aspettavate una simile risposta dai cantanti lirici?

Sinceramente no. In questo periodo post pandemia, con la prima possibilità di riprendere le attività artistiche e culturali, ci sono una marea di concorsi in Italia e nel mondo, alcuni anche molto famosi e importanti. Il fatto che abbiamo avuto 80 iscritti è veramente notevole. Sicuramente la presenza della signora Casolla è stata un grande richiamo. E poi anche la possibilità di offrire premi importanti data dal supporto della Fondazione Marmo e della Fondazione Vando D’Angiolo ha fatto la differenza: era un concorso con diecimila euro di montepremi, cosa molto rara e tipica di premi consolidati e famosissimi.

Ci sono previsioni per la prossima edizione?

La data potrebbe anche cambiare rispetto a quella scelta quest’anno, ma sicuramente ci saranno ancora più iscritti perché l’eco di questa prima edizione è stata molto vasta.

Le toccherà restare a Carrara tutto l’anno…

È probabile. Ormai sono mezzo carrarino. Dico già Carrara con una erre sola come fa la gente di qui…