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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

La Via del Marmo: una nuova proposta di valorizzazione turistica (2/2)

DiFederico Morelli

Set 27, 2021

Un itinerario che unisce i tre poli  

Per attuare questo progetto si è pensato ad un itinerario che unisca tutti e tre i poli, andando ad interessare non solo i paesi a monte ma anche alcuni siti, ritenuti di notevole interesse archeologico, per i quali al momento vi è allo studio l’istituzione di un parco archeologico da parte dell’ente Parco regionale delle Alpi Apuane, insieme ad altri siti minerari del resto del comprensorio delle Apuane, per una maggior tutela e valorizzazione. L’itinerario inizia dal paese di Colonnata e si conclude nel centro storico di Carrara e prevede la sosta nelle seguenti tappe : 

  • Cava Romana di Fossacava e “piano inclinato dei campanili”: cava del bacino di Colonnata, probabilmente in esercizio già dal I secolo a.C., come testimonia il rinvenimento, al suo interno, di una statuetta di Artemis-Diana risalente a quel periodo. È il sito estrattivo “lunense” che presenta la maggior ricchezza di testimonianze archeologiche rilevabili in un unico contesto minerario. Il complesso estrattivo comprende numerose tagliate, trincee, pozzi e preparazioni minerarie, che fanno del sito la più grande cava romana di marmo esistente in Italia. Dalla tipica forma “ad anfiteatro”, vi si estraeva la varietà lapidea ‘nuvolato’, dal colore di fondo grigio, più o meno sfumato. È contiguo al sito e quindi collegabile con esso, in un percorso integrato di fruizione, il “piano inclinato” dei Campanili, già utilizzato nel primo ‘900 per il trasporto meccanico di blocchi di marmo;
  • Cava Romana del Bacchiotto: cava di marmo ‘venato’ e ‘pavonazzetto’ coltivata in età imperiale nel bacino di Colonnata lungo l’antico percorso della via Carriona, che congiungeva le zone di estrazione con le città di Luni prima e di Carrara poi. Si rinvengono qui trincee e caesurae di epoca romana, come pure tagliate del tipo “a fasce alternate” di epoca postmedievale. Attualmente il sito è in parte ricoperto da terra e detriti di lavorazione;
  • Caesura della Tagliata e bastionature a secco: il nome del luogo deriva dalla presenza di una grande caesura, la più estesa delle cave lunensi, che si conserva in buono stato, con evidenti linee di taglio “a festone”. Nel sito è stata ritrovata anche un’ara votiva dell’età di Traiano. La cava posta nel bacino di Miseglia si caratterizza pure per la presenza di una vasta bastionatura dei primi del ‘900, con muretti a secco, a forme alternate concava e convessa, idonee a garantire la maggiore resistenza ed elasticità nel contenimento del versante;
  • Complesso estrattivo degli Scaloni: è un complesso estrattivo del bacino di Miseglia, attivo dal secolo XIX fino a metà del ‘900 che comprende fronti d’escavazione a cielo aperto, lavorazioni in sotterraneo, edifici di servizio con muratura in marmo, bastioni e muri a secco per il contenimento dei detriti, nonché un “piano inclinato” per il trasporto tramite argano delle “cariche” dei blocchi predisposte in cava. Rappresenta una delle poche aree di cava che ha conservato un paesaggio minerario tradizionale ed ancora integro, oltre che di facile accesso dal “poggio caricatore” di Fantiscritti;
  • Area estrattiva di Sponda-Zampone e tagliate di Crestola: area estrattiva sita all’imbocco del bacino di Torano; è stata tra le prime ad essere utilizzata, in epoca romana, per gli affioramenti di marmo “statuario” e per la facilità d’accesso e la minore distanza dalla pianura. Numerose risultano le testimonianze delle antiche lavorazioni, tra le quali le tagliate di Crestola (romane e rinascimentali), poste sulla destra idrografica del Fosso di Torano. Nell’opposto versante vallivo, ora in gran parte ricoperto di detriti marmorei, si trovano i luoghi estrattivi dello Zampone, antica proprietà del vescovo-conte di Luni, nonché quelli di Sponda, da cui proviene il marmo del tabernacolo di Andrea Orcagna (1355-59) in Orsanmichele a Firenze;
  • Cava Villa Fabbricotti (o Parco della Padula): Nel parco della villa della Padula, già residenza della famiglia Fabbricotti, ed ora area pubblica destinata anche a promozione culturale, sono presenti le tracce di una cava ottocentesca. Si tratta di un sito estrattivo precedente all’introduzione del filo elicoidale che, aperto in un livello simil ‘portoro’ nel calcare massiccio, è stata utilizzato per l’edificazione dello stesso complesso abitativo. Nell’area di Carrara, questa cava costituisce anche un esempio inconsueto di escavazione lapidea non strettamente marmorea;  
  • Laboratorio Nicoli: situato a Carrara, in piazza San Francesco, nel centro cittadino, è stato costruito nel 1878 ed ancora oggi è in attività. Il Laboratorio Nicoli costituisce la migliore testimonianza storica della tradizione artigianale nel campo della statuaria e dell’oggettistica in marmo. Lo stabile, appositamente progettato, riunisce la lavorazione del marmo e i modelli (al piano terra) con l’abitazione del proprietario (al piano superiore), secondo l’antica tradizione. L’attività del Laboratorio si è intrecciata nel tempo con la stessa storia della scultura, della locale Accademia di Belle Arti, delle nuove discipline, contribuendo a creare un significativo humus culturale. I più grandi scultori sono passati dal Laboratorio Nicoli, dove hanno trovato supporto e collaborazione per la realizzazione delle loro opere. Tra le presenze più significative spiccano quelle di Arturo Martini, Henry Moore, Carlo Sergio Signori, Cèsar, Pietro Cascella, Cardenas, Giuliano Vangi, Gi  Pomodoro, Paolo Borghi e molti altri. Il mutare dei gusti e delle tendenze nell’arte hanno avuto diretta testimonianza in opere realizzate in questo atelier di scultura: il realismo del primo dopoguerra, l’astrattismo, il recupero del classicismo e il postmoderno. Il Laboratorio Nicoli sarà oggetto di un prossimo vincolo da parte della Soprintendenza; 
  • Stazioni della Ferrovia Marmifera ( Ravaccione-Polvaccio, Fantiscritti, Tarnone) e Ponti di Vara: la “Ferrovia Marmifera privata di Carrara” era la linea ferrata che, costruita tra il 1876 e il 1890, consentiva di congiungere, fino al 1964, il porto di Marina e la stazione di Avenza con la città e i bacini marmiferi a monte, per complessivi 21,9 chilometri di sviluppo. Grazie alle soluzioni tecniche utilizzate (per il superamento dei dislivelli esistenti e con la realizzazione di arditi viadotti e di gallerie lunghe anche più di un chilometro), risulta essere una delle opere ingegneristiche italiane più originali ed impegnative del secolo XIX. Di particolare interesse storico risultano ancora le stazioni di arrivo ai “poggi caricatori”, dove i marmi calati dalle cave lungo le “vie di lizza” passavano direttamente al trasporto ferroviario. Nel “poggio” di Ravaccione, nel bacino di Torano, oltre agli edifici di servizio, in stato di abbandono, è presente una gru a ponte che consentiva il carico sui carrelli ferroviari. La stazione si affaccia sulla cava del Polvaccio, conosciuta anche con il nome di “cava Michelangelo”, per il documentato utilizzo in epoca rinascimentale del suo “statuario”. L’area estrattiva era già conosciuta in epoca romana, poiché da essa è stato ricavata la Colonna Traiana. La stazione di Fantiscritti, nel bacino di Miseglia, è già organizzata come punto di informazione e di accoglienza ai numerosi turisti in visita alle cave. Al di sopra dell’imbocco della galleria che conduce a Ravaccione, sono presenti tagliate d’epoca romana (Bocca di Canalgrande). Il nome di Fantiscritti deriva dal famoso rilievo, d’età Severiana (III sec. d.C.), scolpito sulla parete marmorea dell’omonima cava e raffigurante tre divinità (‘fanti’) con dedica in latino (‘scritti’). Infine, la stazione del Tarnone, nel bacino di Colonnata, si trova in prossimità della cava romana di Fossacava. Tra i beni censiti sono compresi pure i Ponti della “Marmifera” in località Vara. 

In conclusione questo itinerario si pone l’obiettivo di valorizzare il polo cave attraverso i siti archeologici, il polo museale con la visita al museo Carmi e del Laboratorio Nicoli, e il polo paesi a monte con la visita ai tre paesi di Colonnata, Miseglia e Torano, appartenenti ai tre bacini marmiferi. Il turista potrà al termine dell’itinerario, visitare liberamente il centro storico di Carrara e gli altri musei della città. 

Prima parte.

Fonti  
http://www.actapuana.it/ 

Actapuana VI, 2007, Pacini Editore.

© Foto di Cristina Maioglio