Era la notte tra il 9 e il 10 settembre 1943. L’armistizio, che in realtà era una resa quasi incondizionata agli americani, era stato firmato per procura dai rappresentanti di Badoglio e di Eisenhower il 3 settembre, ma era diventato effettivo solo nel momento in cui era stato reso pubblico, l’8 settembre. L’Italia tutta era nello sconcerto di fronte a eserciti che da nemici diventavano amici e viceversa, con la sola certezza di essere teatro e oggetto della parte più feroce di quella terribile guerra. Il 44° parallelo, diventato il limite della Linea Gotica, che stava arretrando di pari passo con l’esasperarsi della furia dei tedeschi consapevoli della resa sempre più vicina, passava a pochi chilometri dalle due città apuane per cui il cambiamento di fronte improvviso determinato venne percepito immediatamente a Massa e a Carrara. Massa, più vicina alla linea gotica, era un campo di battaglia sul quale massacrato quasi quotidianamente dai bombardamenti; Carrara, un po’ più riparata rispetto alla zona rossa, era il rifugio più vicino per tutte le persone che fuggivano disperate sotto le bombe.
Nell’estate del 1943 la popolazione di Carrara aveva raggiunto le 100 mila unità: non vi era più un anfratto edile o naturale che non fosse stato usato per ospitare gli sfollati dalle zone vicine. Il grande cuore anarchico e battagliero dei carraresi aveva dato il meglio di sé: tutti gli sfollati che erano arrivati in città avevano trovato una stanza, un letto, un qualsiasi giaciglio messo a disposizione dai residenti e, subito dopo l’8 settembre, i carraresi avevano deciso di entrare in azione. Il problema principale era procurarsi le armi, perché non c’era più un comando che guidasse l’esercito e tutti i soldati erano allo sbando mentre l’esercito tedesco era compatto e aveva solo dovuto cambiare bersaglio, con la mira perfezionata dalla rabbia verso gli italiani diventati infami traditori. I primi uomini che scelsero di resistere cominciarono a salire sulle montagne subito dopo l’8 settembre.
L’inizio della lotta partigiana a Carrara fu segnato dagli Alpini del battaglione Val di Fassa che erano di stanza alla caserma Dogali, nel centro della città e che avevano il magazzino delle armi nella palestra ex-Gil, l’attuale liceo artistico “A. Gentileschi”. A capo degli alpini della Val di Fassa c’era un giovane tenente veronese: Giovanni Montolli, che aveva intuito subito la necessità di salvaguardare le armi per proseguire la lotta a fianco degli americani. Montolli aveva 32 anni. Era stato uno studente modello ed al momento in cui era stato richiamato in guerra stava per dare l’ultimo esame all’università di Padova per diventare dottore in scienze naturali, ma anziché odiare il sistema che lo aveva fermato ad un passo dal raggiungimento dei suoi obiettivi, Montolli affrontò l’esperienza negli alpini con tutto il rispetto e la dedizione ai valori della solidarietà e della patria. Fu lui, in quella notte, a due giorni dalla notizia dell’armistizio, ad ordinare al suo battaglione di trasferire le armi dalla Gil a un riparo nelle montagne verso Bergiola Foscalina e fu ancora lui a guidare la spedizione. Le squadriglie non rimasero compatte nel passaggio sulla Foce e il tenente Montolli si fermò in un’abitazione sul valico tra Massa e Carrara per attendere quelle che erano rimaste indietro.
Nel pomeriggio c’erano stati scontri coi tedeschi a Marina di Carrara, il tenente era certo che dall’indomani la rappresaglia contro gli italiani sarebbe diventata ancor più crudele e ai partigiani sarebbero servite armi per difendersi. Era buio pesto e le ultime squadriglie ancora non passavano dalla Foce. Inquieto, Montolli, sentì il rumore di persone che si avvicinavano e decise di uscire dalla casa in cui si trovava, nonostante le preghiere per dissuaderlo che gli fecero gli inquilini della casa, certo che non potevano essere altro che i suoi uomini rimasti indietro. Invece era una trappola. Qualcuno aveva fatto una soffiata al commando tedesco, informandolo dell’operazione guidata dal tenente sulla Foce. Quando Montolli apparve nel vano della porta d’accesso della casa, una raffica di mitra lo colpì a morte. Fece in tempo a rientrare in casa e ad accasciarsi sul tavolo della cucina. Quei colpi nella notte del 9 settembre segnarono l’inizio della resistenza armata dei partigiani apuani e il tenente ne fu la prima vittima.
La cerimonia commemorativa del 78° anniversario dell’inizio della lotta di Liberazione a Carrara è in programma mercoledì 8 settembre ed è organizzata dal comune con il patrocinio della provincia di Massa-Carrara. Alle ore 10, al cippo in memoria dei caduti posto in località Foce, verranno resi gli onori al gonfalone della provincia di Massa-Carrara decorato di medaglia d’oro al valor militare e al gonfalone del comune di Carrara decorato di medaglia d’oro al merito civile, con la lettura delle rispettive motivazioni di conferimento.
Di seguito, verrà deposta una corona al cippo dedicato ai caduti della lotta di Liberazione; quindi i saluti del sindaco Francesco De Pasquale e delle autorità presenti. Sono previsti gli interventi di Franco Cappa, parente del tenente Giovanni Montolli, di Nando Sanguinetti presidente ANPI Carrara e di Domenico Mori, presidente dell’associazione Nazionale Alpini – sezione Alpi Apuane.
La cerimonia si svolgerà nel rispetto delle vigenti normative in materia di emergenza sanitaria da Covid-19.
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