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Diari Toscani

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77 anni dalla strage di Guadine e Vinca: commemorate le vittime

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Ago 26, 2021

Strage di Guadine: una commemorazione celebrata sempre al buio, di sera, con la luce di 13 fiaccole, tante quante sono il numero delle vittime. E poi i racconti, le parole, i ricordi di chi, quel giorno del 24 agosto 1944, era presente.

Pietro Bertonelli aveva otto anni quando vide i fascisti irrompere in paese, alle Guadine e non ha dimenticato il terrore, il sangue, la morte dentro casa: “Cominciarono a sparare. Con la zia e la nonna salimmo al terzo piano della casa. Al secondo piano si fermarono Ercole e Santina. Tre militari salirono le scale, che erano buie, e quando videro la sagoma di un uomo sul pianerottolo spararono. Ercole stramazzò a terra colpito a morte e sua figlia Santina, gridando, si gettò sul suo corpo. Nessuna pietà. I fascisti scaricano anche su di lei il fuoco delle mitraglie. Salirono inferociti al piano superiore, il terzo. Uno di loro urlò “fuori”. Zia Fidalma mi stringeva la mano e mio fratello Umberto di quattro anni e mezzo scendeva accompagnato dalla nonna. Davanti ai nostri occhi, Ercole e Santina, l’una sull’altro, mentre il sangue si allargava sul pianerottolo e colava lungo le scale. Un’immagine agghiacciante che non auguro a nessuno di vedere mai. Ci catturarono tutti: giovani, donne, vecchi e bambini. Ci misero in fila e ci accompagnarono fino al bivio per Forno. I fascisti dissero che, se avessero udito un solo sparo partigiano, ci avrebbero massacrati tutti”.

La toccante testimonianza, raccolta dalla scrittrice Angela Maria Fruzzetti, è stata letta dall’attrice Alessandra Berti durante la 77^ commemorazione della strage di Guadine martedì 24 agosto. Commovente è stata la consegna della targa a Bertonelli da parte della presidente dell’Anpi, Elena Emma Cordoni, e di Angela Maria Fruzzetti, che ha raccolto le memorie degli ultimi sopravvissuti di quella strage che vide la morte di 13 civili. La targa è stata gentilmente offerta da Daniele Tarantino di Confimpresa Massa Carrara.

Io ho acceso la scintilla, Angela Maria ha fatto il resto” ha detto Bertonelli, commosso, ricordando quella strage che per quasi 70 anni è stata dimenticata. Solo nel 2010 sono iniziate le conferenze a casa di Bertonelli, nella sua taverna che, all’epoca, fu la base della formazione partigiana dopo l’eccidio. Incontri che sono serviti a qualcosa perché nel 2015 è stato eretto il cippo alla memoria dei caduti.

Una serata densa di emozioni, con la lettura di altre testimonianze: quella di Diana Conti e di Giannina Berti.
Fui la prima a sentire i colpi di mitraglia – ha raccontato Diana Conti -. Di corsa, risalii dal torrente. Mia madre cercò di tranquillizzarci. Tremava mentre mi metteva addosso un vestito sopra l’altro. La stessa cosa fece con mia sorella Maria, che aveva 13 anni. Poi, anche la mamma indossò ben cinque vestaglie, una sull’altra. “Almeno qualche vestito dobbiamo salvarlo!” Eccoli, i militari. “Tutti fuori, tutti fuori”, in perfetto italiano. Ed eravamo in fila, nella strada. Tutto intorno era già un rogo. Ci diressero verso Ponte di Forno. Mia mamma restò con suo babbo, nonno Ercole, che non poteva camminare. “Avviatevi con la zia. Poi vi raggiungo”. Seppi della strage e della mamma che non sarebbe più tornata. L’ho rivista dopo 64 anni, quando venne riesumata per accogliere le spoglie di mia sorella”. “Mia nonna si nascose nel sottoscala, spaventata ha ricordato Giannina Berti . Mio babbo, Oreste, insieme ad altri familiari, si nascose dentro una grotta nel fiume. Ricordo una donna anziana, sfollata, che implorava i tedeschi: “Non mi uccidete! Non mi uccidete”. Niente. L’ammazzarono all’istante. E anche un’altra donna, di Resceto, Bianca, fece la stessa fine. Aveva un cesto in testa, portava il pane. Quando vide i tedeschi cercò di accelerare il passo, non rispettando il segnale di alt. E la massacrarono proprio accanto al muretto dove in genere, ogni giorno, posava il cesto del pane, per riposare. Ci buttarono tutti fuori di casa. Scendendo le scale, trovammo i corpi massacrati di Santina e suo padre Ercole in un lago di sangue. In strada, ci misero in fila, diretti verso ponte di Forno. Ci fecero capire che, se avessero udito un solo sparo partigiano, ci avrebbero ammazzati tutti. Temevano l’attacco dei partigiani che erano posizionati in Pian dei Santi, da dove controllavano la zona. I fascisti ci usarono come scudo umano e ci fecero camminare fino al bivio; poi, fuori dal tiro dei partigiani, ci lasciarono andare. Tornammo a Guadine il giorno seguente. Mia nonna, nonostante fosse ferita, portava acqua per spegnere il fuoco che avevano appiccato quegli assassini prima di andarsene”.

Hanno reso onore alle vittime di Guadine, l’onorevole Martina Nardi, la delegata per la montagna, Giorgia Garau, il presidente della Fivl Giancarlo Rivieri e tutto il pubblico presente. Un monito è uscito dagli interventi: 2guai a dimenticare, ognuno di noi è chiamato ogni giorno a tessere fili di memoria, a costruire una memoria duratura per le nuove generazioni, nell’emblema della Coperta della pace esposta ai piedi del cippo”.

La commemorazione è stata promossa da comune di Massa, Anpi, Eventi sul Frigido, Aics Musica&Spettacolo e Fivl.

Nella stessa giornata, la mattina, è stato celebrato il 77° anniversario dell’orribile eccidio di Vinca, che ha un filo comune con Guadine. Fruzzetti e Berti erano presenti ricordando la Memoria della strage con poesia e testimonianza di Albertina.