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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

Francesco Antonio Menchinelli e la storia dei castellani di Moneta

DiLuigi Giovanelli

Lug 12, 2021

Il castello era una struttura fortificata nata con lo scopo di facilitare la difesa militare di un luogo. Era un luogo in cui, prima di tutto, c’erano soldati e armi e quindi, un luogo in cui doveva esserci qualcuno che impartisse gli ordini a tutti quei soldati. Spesso questo ruolo era rivestito dal signore del castello, specialmente per i borghi più piccoli, ma non era insolito che, anche in un piccolo castello come quello di Moneta, rocca che sovrasta il quartiere di Fossola a Carrara, ci fosse la figura del castellano, cioè di un ufficiale che riceveva, direttamente dal signore del castello, l’incarico di guidare la guarnigione di soldati in difesa e protezione del castello.

A scoprire l’esistenza di una tradizione di castellani nel borgo di Moneta è stata l’associazione Salviamo il castello di Moneta, che ha ritrovato un importante documento del 1762 che attesta l’investitura di una di queste figure. La scoperta del documento è avvenuta per mezzo di Annalisa Giromella, discendente diretta della famiglia del castellano di Moneta, che ha rinvenuto il documento nei ricordi di famiglia. Si tratta dell’investitura ufficiale di Francesco Antonio Menchinelli a castellano di Moneta che succedeva al padre Antonio Menchinelli, deceduto poco prima. Il documento venne firmato direttamente dal principe di Modena che, in quel tempo, governava anche su Carrara. Il castellano Antonio Menchinelli è sepolto sotto il pavimento della chiesa di San Giovanni a Fossola, privilegio che, nel ‘700 veniva riconosciuto solo agli uomini illustri di Moneta.

Significative sono le deduzioni che si possono trarre dal documento di investitura di Francesco Antonio Menchinelli a castellano di Moneta. Sicuramente i castellani erano persone che godevano di grande fiducia da parte del sovrano. La stima era tale che, spesso, alla morte del castellano, il suo incarico veniva fatto passare a suo figlio, tanto da far diventare il ruolo ereditario. I castellani non potevano mai abbandonare il castello, salvo che per brevi periodi. Avevano un potere molto grande perché comandavano il presidio armato del castello e sulle loro decisioni non potevano interferire né il colonnello, né il capitano delle milizie. Nulla poteva neppure il bargello, una sorta di moderno commissario di polizia che aveva il compito di portare i prigionieri nella fortezza e di mantenere l’ordine in caso di rivolte popolari all’interno delle mura.

A Moneta il bargello, per ordine del castellano, poteva portare i forzati in prigione, ma prima doveva depositare le armi nella guardiola. Il sovrano aveva molta paura del carattere ribelle e indomito degli apuani e temeva colpi di stato. Per questo motivo aveva posto i suoi castellani di fiducia sulle quattro principali fortificazioni presenti sul territorio degli stati di Massa e Carrara che erano Moneta, Lavenza, Carrara e Massa

L’associazione Salviamo il castello di Moneta ha assunto, dalla sua fondazione, un importante ruolo di tutore dell’identità locale e dell’appartenenza storica ad un territorio che la mette in grado di divulgare anche pregiati documenti antichi, come l’attestazione dell’investitura del castellano di Moneta, per favorire la conoscenza storica relativa al castello.

Nel documento del 1762 c’è scritto: “Essendo vacante la Carica di Castellano della Nostra Fortezza di Moneta per la morte del Castellano Antonio Menchinelli che l’occupazione, e volendolo Noi provvedere di Soggetto abile e zelante del Nostro Servigio, e dare nel tempo stesso una riprova del gradimento Nostro per quello che ci ha prestato finché visse l’ultimamente defunto Castellano, ci siamo determinati di conferire la Carica medesima a Francesco Antonio Menchinelli di lui figlio ordinando, e comandante, che per tale sia da ognuno riconosciuto, e rispettato, e che godere debba di tutte le grazie, privilegi, prerogative ed emolumenti de’ quali hanno goduto li di lui Antecessori, e che sono di ragione della Carica preaccennata. E poiché a tenor dell’ordine da Noi dato altre volte, la Compagnia della Nostra Milizia di Moneta nella solennità di S. Giovanni Batta titolare di questo Castello, per maggior decoro della Festa deve portarsi, e star sulle armi per tutto esso giorno nel Castello medesimo ed essendo altresì conveniente che abbiano in tale occasione per il Castellano i dovuti riguardi, dovrà perciò l’Uffiziale che comanderà la Compagnia suddetta, oltre alle (parte macchiata non più leggibile) Militari, che dalli suoi Soldati debbono al Castellano, andare ancora seco-lui di concerto in quanto potesse occorrere per la migliore direzione ed ordine delle cose, ed affine di prevenire ad ogni sconcerto.
In Fede di che saranno le presenti firmate di Nostra propia Mano, munite dal Solito Nostro maggior sigillo, e consegnate dal Conte Manetti Nostro Gentiluomo di Camera, Maggiordomo della Bocca, Segretario di Stato & c.
Dato dal Ducal Palazzo di Modena questo di 27 Aprile 1762.

© Foto di Luigi Giovanelli