È chiamato Trono del Papa, ma con la chiesa ha poco a che vedere, sebbene riporti l’incisione di una specie di croce. È la stalagmite scolpita a forma di sedile, che si trova all’interno della grotta del Tanaccio, sulle pendici del monte Gevoli, nelle Apuane, la cui origine è stata collocata verso la fine del neolitico. Uno dei molti luoghi densi di mistero e di magia custodito dalle montagne di marmo, che si trova a circa 800 metri sul livello del mare nel comune di Camaiore.
Il trono non è una creazione naturale dovuta all’erosione degli agenti atmosferici, ma è un vero e proprio manufatto preistorico e questo rende ancora più difficile la spiegazione del suo uso. La colonna di pietra, formata dal depositarsi millenario di gocce calcaree, si è innalzata dal pavimento della grotta del Tanaccio, che è stata sicuramente abitata da uomini primitivi perché resti di ossa risalenti al neolitico sono state rinvenute all’interno della cavità naturale larga circa 14 metri. A che serviva, dunque, il sedile? Nessuna delle diverse ipotesi avanzate dagli studiosi ha un riscontro effettivo di prove che la confermino. Tuttavia, alcune di queste, risultano particolarmente affascinanti. Il trono è rivolto verso l’entrata della grotta e ha una sorta di spalliera sulla quale c’è una incisione a forma di croce e una seduta concava che fa pensare più a un lavandino o a una vasca. Per questo motivo è stato ipotizzato che fosse una sorta di proto-sedia da parto, cioè che venisse usato dalle donne per partorire i neonati con l’aiuto dell’acqua raccolta nella cavità del sedile. Il trono si trova in un punto abbastanza riparato della grotta e questo ha permesso la formulazione di un’altra ipotesi secondo la quale che si tratterebbe, invece, di una specie di nido d’amore e di fecondità: il luogo in cui avvenivano i riti propiziatori che si esprimevano con rapporti sessuali tra i membri della comunità preistorica che abitava la grotta del Tanaccio. La stretta vicinanza tra la grotta del Tanaccio con quella dell’Onda e quella della Vulva, farebbe pensare che le tre cavità naturali fossero abitate dallo stesso gruppo di uomini – tracce risalenti alla preistoria sono state rinvenute in tutte e tre – che le usavano per scopi diversi. La grotta del Tanaccio per i riti della fecondità o per il culto lunare della Grande Madre riservato alle sole donne, quella della Vulva per i riti di passaggio all’età adulta, con i giovanetti che dovevano passarvi una notte esposti all’aggressione delle belve e la grotta dell’Onda dove, invece, avevano dimora.
Per visitare la grotta del Tanaccio si deve arrivare con l’auto alla località Le Calde, che si trova poco prima di arrivare al paese di Pomezzana. Da lì si prende la strada sterrata e si cammina per circa mezz’ora fino ad arrivare alla Foce di San Rocchino. Da qui parte il sentiero CAI 107 che, in un’ora e 20 minuti circa conduce in vetta al Monte Gabberi. Dalla vetta si gode del bellissimo il panorama sulle Apuane e su tutta la costa. Alla metà del percorso di ritorno si trovano sulla destra i segni rossi che portano alle grotte del Tanaccio e Vulva.
© Foto e percorso di Cristina Maioglio