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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

Un tuffo nel passato con le delizie medievali di Elisabetta

DiDonatella Beneventi

Giu 7, 2021

Un viaggio nel tempo attraverso alcuni dei vettori più potenti: il gusto e l’olfatto. È la proposta originalissima e suggestiva che offre Elisabetta Carli, cuoca appassionata di cucina medievale che ricrea menù e atmosfere con particolare cura ad ogni dettaglio. A raccontare l’esperienza di un banchetto di oltre mille anni fa è Donatella Beneventi, giornalista e guida turistica, collaboratrice di Diari Toscani.

“Elisabetta Carli è una cuoca ricercatrice raffinata e di gran gusto. Nella sua cena medievale nulla viene lasciato al caso e ogni cosa ha il suo significato, a partire dalla tavola, fedele al periodo storico. Una reale e piacevole “esperienza” gustativa, il menu che Elisabetta Carli propone, nel quale i sapori speziati armonizzano perfettamente. La mise en place è ricostruita fedelmente su quella tipica dell’epoca medievale e la tavola è illuminata dalla luce soffusa delle candele, che, contrariamente alla credenza comune per la quale la tavola medievale era spoglia e immersa nel buio, erano invece presenti a riconferma di una chiara ricercatezza e di uno stile di vita assai più sano di quanto si possa pensare.

La ricerca storica di Elisabetta Carli si esprime anche attraverso il cerimoniale del pasto che invita al concetto di lentezza e benessere, partendo dal lavaggio delle mani: dalla brocca scorre piacevolmente acqua profumata alle rose e un fresco ed è subito pronto un telo di lino per asciugare. Un rituale che predispone l’animo alla serenità.

Il menù è invitante, scritto a mano su pergamena: si parte con i “biscoti” – la mancanza della doppia è dovuta alla grafia medievale – che costituiscono l’entree, accompagnati da  una piccola insalata a foglia verde e mela. Non si fa uso di sale perché nel medioevo la convenzione di dolce e salato non era così chiara come oggi, inoltre il sale era una sciccheria per pochissimi, mentre l’uso delle spezie era molto comune. Allo stesso modo il miele era il dolcificante ideale per i poveri, mentre lo zucchero era merce per ricchi.

La prima portata è il Biancomangiare, piatto passato al mito della gastronomia, riveduto e corretto in tante preparazioni regionali e qui servito come diceva la ricetta originari: una crema di riso tiepida insaporita con zenzero secco, mandorle e pollo rosolato.

A seguire il Brodetto Saraceno, una sorta di spezzatino in cui la componente aromatica la fa da padrone in un piatto presente sia nelle mense nobili, sia in quelle popolari, mutando solo la preziosità degli ingredienti. Il nostro Brodetto Saraceno era a base di pollo stufato in un fondo arricchito con cannella, chiodi di garofano, zenzero secco e frutta secca.

Anche nel medioevo si mangiava il pesce, ovviamente dove era possibile reperirlo: cotto semplicemente con “savori”: un tris di salse tra le quali spicca una sorta di antenata della salsa verde, più delicata, e la salsa all’aglio, dal sapore più deciso e persistente.

La cena è accompagnata da un vino rosso umbro molto tanninico, servito nei goti di terracotta, brocche medievali riprodotte fedelmente. La portata successiva è una torta di verdure, o meglio: “Herbala”, una specie di erbazzone, racchiuso in un involucro di pasta matta, fatto di erbe di campo, ricotta e parmigiano, che già esisteva in quel tempo lontano. Erano diversi, nel Medioevo, i formaggi casei di varia provenienza: fra essi c’era il Caseo di Luni, prodotto in enormi forme di formaggio vaccino, del quale si parla in antichi documenti rintracciati dalla Carli nelle sue minuziose ricerche.

Infine il dolce che ricorda una cheesecake: è la Torta Biancha, insaporita in maniera sorprendente con lo zafferano che era, ugualmente, chicca per pochi con il quale viene servito un liquore all’ippocastano o all’idromele.”

Per informazioni: Elisabetta Carli ️www.cucinamedievale.altervista.org