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Diari Toscani

Giornale di cultura, viaggi, enogastronomia e società

Sul treno de “Il paziente inglese”: visite ai Centoporte a Marina di Massa

DiVinicia Tesconi

Mag 15, 2021

Erano i treni locali dei pendolari degli anni ‘30: anche allora talmente affollati da essere stati attrezzati con circa dieci porte per ogni vagone, per fare in modo che le persone potessero salire e scendere più rapidamente. Per questo erano chiamati Centoporte.

Entrarono in servizio per le Ferrovie dello Stato nel 1928 e durante la seconda guerra mondiale vennero trasformati in treni-ospedale destinati al trasporto dei feriti. Nel corso del conflitto mondiale erano attivi 40 treni ospedale che viaggiarono per soccorrere i feriti delle campagne di Grecia, Jugoslavia, Albania e Russia. Le carrozze, con le panche in legno che ricordavano le sedute delle antiche diligenze, furono attrezzate con barelle e, in questa modalità, rimasero anche dopo la fine della guerra, continuando il loro servizio fino alla fine degli anni ‘70 come treni speciali che portavano i malati al santuario di Lourdes e ad altri luoghi di culto europei. Dopo la dismissione dei Centoporte, le carrozze sopravvissute sono diventate luoghi di grande memoria storica sia per le ferrovie sia per la Croce Rossa Italiana.

Tre di queste, tra quelle che hanno mantenuto intatta la dotazione originale, si trovano dal 1994 a Marina di Massa al corpo militare della Croce Rossa Italiana e grazie al Fai ciclicamente possono essere visitate. Oggi e domani (sabato 15 maggio e domenica 16), infatti, sarà possibile entrare letteralmente in un pezzo di storia dalle ore 10 alle ore 17.30 con visite guidate di 30 minuti per gruppi di dieci persone ciascuno e per un contributo minimo di 3 euro a persona. Le carrozze presenti a Marina di Massa vennero costruite nel 1931 e mutate in treno ospedale nel 1935. Dipinte di verde e con la croce rossa su ogni fiancata, vennero scelte come set per alcune scene del film Il paziente inglese diretto dal regista Anthony Minghella nel 1996 che vinse nove premi Oscar.

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© Foto e percorso di Cristina Maioglio