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Diari Toscani

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Memoria e ricerca storica: un percorso terapeutico durante il Coronavirus

DiDiari Toscani

Apr 30, 2021

La storiografia analizza il passato in funzione del presente e il presente in funzione del passato. Marc Bloch

Secondo Bloch lo storico non è uno studioso dedito a ricerche del passato che non hanno alcuna utilità nella società contemporanea: il recupero della “memoria collettiva” diventa un punto di riflessione importante per ogni società che, da una migliore conoscenza del passato, potrà meglio risolvere i problemi del presente.

Nel 2013, all’età 61 anni decisi di ricongiungere la mia carriera di studi all’università di Pisa, concludendo il percorso interrotto nel 1975, dopo aver sostenuto tutti gli esami curriculari. La ricerca, durata un anno, tra i materiali, le lettere e le foto che mio padre, Bruno Dell’Amico, nato a Carrara nel 1920 e deceduto nel 1998, aveva conservato nella valigia di legno di prigioniero di guerra, permise l’elaborazione di una tesi in storia contemporanea che intitolai:  “Il progetto di una vita”. La seduta di laurea tenutasi a Palazzo Boilleau di Pisa, in data 7 luglio 2014, esattamente 70 anni dopo dalla rivolta delle donne carraresi allo sfollamento ordinato dal comando di piazza tedesco, si concluse con l’ottenimento di una laurea magistrale, vecchio ordinamento, in Lettere con votazione finale di 108/110. Ma non fu la votazione a darmi la più grande soddisfazione. Avere ritrovato la passione e un metodo nella ricerca storica, il desiderio di indagine minuziosa per rendere oggettivi i fatti narrati, il recupero delle radici e delle memorie familiari furono il frutto più fecondo di un tardivo impegno che avrei dovuto onorare 40 quaranta anni prima. Da quel “trampolino” universitario, seguirono tre libri. L’ultimo L’artigiano dell’immagine, causa Coronavirus, verrà presentato nella sala della resistenza del Palazzo Ducale di Massa, venerdì 21 maggio alle ore 17. In questo libro sono narrate la vita e le opere cinematografiche di mio padre Bruno. Il libro è stato edito nel 2020 dalla tipografia del consiglio regionale della Toscana e munito di loghi di altri enti e associazioni che hanno dato sostegno al progetto culturale di ANPI Massa “Il futuro è una porta, il passato è la chiave” e in occasione del 25 aprile 2021 vi ho aggiunto un’appendice.

La nuova narrazione si avvale di una prefazione del presidente della prima commissione regionale, Giacomo Bugliani che, come uomo di cultura, ha seguito sin dai prodromi, i miei vari progetti culturali, culminati nel recupero digitale della cineteca Bruno Dell’Amico, comprendente filmati che sono stati girati, prevalentemente, nel comprensorio apuano dagli anni ‘60 agli ‘80 .Questo percorso, condiviso con soggetti pubblici e privati, è iniziato con il recupero di impronte del passato, confluite nel mio primo libro L’uomo tornato da lontano, e con un viaggio di ritorno, nell’agosto 2016, nel campo di internamento di Cowra, nel New Gallles del Sud, dove mio padre era stato prigioniero di guerra degli inglesi dal 1941 al 1946. Un viaggio fatto con intenti di pace e amicizia tra i popoli a 70 anni esatti dalla partenza di mio padre dall’Australia. Ne Il viaggio australe, edito nel 2018, ho descritto questa missione all’altro capo del mondo e ho inserito anche il copioso epistolario di guerra e di prigionia di mio padre che visse un breve periodo di prigionia in Egitto e poi in Australia. Il desiderio di “rivedere” alcune carte e riordinare progetti di vita, come avvenuto nella breve appendice, in un’epoca come questa, in cui la vita di ognuno sembra appesa al filo di un vaccino, mi è apparsa quasi un’azione di “resistenza culturale”. Mi sono avvalso del conforto di vecchi amici come il professor Marcello Palagi, responsabile della rivista “Eco Apuano/Trentadue” e del professor Riccardo Canesi, ex docente dell’ITIS Zaccagna-Galilei di Carrara, in merito alla donazione di parte delle apparecchiature videocinematografiche, appartenute a mio padre e copie degli oltre 30 filmati, nel comune intento di valorizzare la dotazione culturale della scuola e divulgare la memoria storica contenuta nelle pellicole. Da nuove relazioni intessute nell’ultimo anno, ho verificato un vivo interesse, in varie parti d’Italia, da parte di parenti di familiari di militari italiani prigionieri di guerra in Australia, in merito all’intenzione di costituirsi in associazione, per un approfondimento delle vicende storiche, individuali e collettive che hanno interessato oltre 18mila italiani, militari e civili, deportati in Australia nella seconda guerra mondiale. Attraverso un articolo del 17 marzo 2021 di Amelia Esposito, giornalista de “Il Corriere della Sera”, sì è avuta conferma di una feconda attività, oltreoceano, da parte di una docente in pensione, Joanne Tapiolas, residente nel Queensland, a Townsville che aiuta gli interessati al recupero di documenti estrapolati dal sito del Governo australiano. Tali documenti  permettono di ricostruire storie individuali nel sistema concentrazionario australiano, ovvero i dati relativi all’arrivo, la permanenza e la partenza dei prigionieri di guerra dal continente australe. A fronte dell’interesse suscitato dal progetto “Footsteps” di questa ricercatrice australiana, che interessa 14 Paesi, ho deciso di aprire una collaborazione con lei e con chiunque sia intenzionato al recupero di memorie nella materia anzidetta. Mi sono determinato ad illustrare le linee del nuovo progetto culturale alla presidenza della Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara ed alla Fondazione Marmo Onlus, per recare un dono al sindaco Bill West della città di Cowra, vocata alla pace ed alla memoria storica, al fine di ribadire quello splendido clima di amicizia e scambio di doni che vi fu nell’agosto 2016. A questo proposito, un nuovo libro è in cantiere per realizzare il quale farò un secondo viaggio in Australia nell’arco dei prossimi due anni e nel quale ho intenzione di descrivere le corrispondenze epistolari, gli steps e le collaborazioni sottese alla consegna dei cimeli dei prigionieri di guerra, in un idoneo sito museale che, con ogni probabilità, sarà l’Australian War Memorial di Camberra.

La donazione dei cimeli verrà concordata secondo protocolli con le autorità australiane. Nel mio caso, prevede la consegna di una valigia di legno, un banjo costruito in prigionia e anche di una trentina di lettere spedite ai parenti in patria, che per lungo tempo causa la sospensione dell’inoltro della corrispondenza, lo credettero morto, e i disegni fatti durante la prigionia. Verranno donate anche copie dei libri che parlano della sua vita e dei filmati di Bruno Dell’Amico. E’ giusto dare dignità, anche all’altro capo del mondo, a chi stette recluso, per motivi bellici nei reticolati o impiegato nei lavori agricoli nelle farm durante la seconda guerra mondiale. E’ straordinario come ogni nuova scoperta in merito ai particolari di quelle vite vissute lontane dagli affetti più cari, susciti ancora forti emozioni in figli e nipoti di quei prigionieri di guerra. Il “richiamo del sangue” determina, con un meccanismo molto simile a quello dei “neuroni specchio”, un’autentica immedesimazione in quelle sofferenze e valori umani perduti. Nella nostra odierna sofferenza pandemica che ci ha privato della libertà, i soggetti come me e quelli contattati, come Enrico Vannucci di Viareggio, Francesca Maffietti di Milano, Fabrizio Senici di Brescia, Paola Zaganora di Bologna, Alessandra Garizzo di Venezia, del toscano Stefano Maccinati Dell’Amico hanno scoperto di condividere un simile percorso di memoria. E come se avessimo rivisto, nelle divise rosso bordeaux, usate per distinguerli dai locali nativi, dei loro cari genitori o nonni, lo stigma e la sofferenza degli internati, ma anche il simbolo del riscatto, della speranza in un mondo migliore e la fortuna che permise loro di tornare in una patria lontana  19 mila chilometri.

Il viaggio australe – Evandro Dell’Amico