Il termine è inappropriato: dal 1988 la Chiesa ha stabilito che il giovedì santo si va a visitare gli altari dell’adorazione e non i Sepolcri, ma la tradizione ultracentenaria è più forte e ancora oggi, per la maggioranza dei fedeli si fa “il giro dei Sepolcri”.
Una tradizione che regge, forse ben oltre il suo valore cristiano, diventata ormai un rito anche per chi non ci ha mai visto altro che una bella passeggiata a piedi lungo un percorso che porta ad almeno tre chiese della propria città. Sette, in verità, sarebbero quelle previste per compiere il corretto tributo alla “notte in cui Gesù fu tradito”, ma anche questo numero nasce da una confusione fatta tra varie ritualità cristiane e non ha fondamento alcuno nei precetti della chiesa.
Nell’accezione popolare si è quindi radicata un’usanza che parte da diversi presupposti sbagliati. Partiamo dal nome: anche dal punto di vista della dinamica precisa della Passione e Morte di Cristo riportata dai Vangeli, mai, in alcun modo, la sera del giovedì santo si dovrebbe ricordare il “sepolcro”. Il giovedì è la notte in cui Gesù cena per l’ultima volta insieme ai suoi discepoli più cari; è la notte del tormento nell’orto degli ulivi, è la notte in cui Giuda lo tradisce e lo consegna ai soldati romani; è la notte in cui viene processato dal sommo sacerdote Caifa e riconosciuto colpevole di bestemmia per aver affermato di essere il figlio di Dio. E’ la lunga notte in cui Gesù viene torturato, schernito e incoronato con una corona di spine, ma al termine di quella notte è ancora vivo. Quindi nel celebrare quella giornata non avrebbero dovuto esserci riferimenti al Sepolcro, che compare, invece, nel venerdì quando, dopo la condanna e la crocifissione Gesù muore alle 15 del pomeriggio. Da cosa si originò dunque la svista? La tradizione della visita ai Sepolcri risale al Medioevo, all’epoca di Carlo Magno, e si è costruita intorno al rituale della Missa in coena Domini. La messa del giovedì santo, infatti, terminava con l’esposizione dell’ostia, Corpo di Cristo, sopra l’altare per permettere l’adorazione dei fedeli. Altari che per l’occasione venivano addobbati con candele accese e fiori e profusione di incenso e che esponevano l’ostia all’interno di contenitori sempre più elaborati e decorati che ricordavano le urne sepolcrali. Tutta la ritualità dell’altare dell’adorazione, quindi, venne assimilata come la commemorazione di una veglia funebre e di conseguenza finì col trasformare l’altare in sepolcro nella memoria della gente.
L’ indicazione dei sette sepolcri da visitare per compiere il proprio dovere di cristiano, invece, deriva dalla sovrapposizione di un altro rito: il pellegrinaggio alle sette chiese creato da San Filippo Neri nel ‘500 sulla base delle sette grandi basiliche esistenti a Roma. Trattandosi, in entrambi i casi, di visite a piedi alle varie chiese, facilmente i due riti si fusero nel giro dei “Sette Sepolcri” che assumeva così anche il valore di una sorta di penitenza. Il rituale infatti prevedeva che si recitasse un’Ave Maria, un Padre Nostro e un Gloria in ognuna delle chiese visitate, che non dovevano mai essere meno di tre e comunque sempre in numero dispari. Il sette non era casuale perché era considerato numero sacro per il cristianesimo: sette sono le virtù, sette sono i vizi capitali, sette erano i gradi della perfezione. Compiere correttamente il giro dei sepolcri, in origine, permetteva al fedele di ottenere l’indulgenza plenaria concessa nei Giubilei.
Di tutto ciò, oggi, si è persa abbastanza la memoria, sebbene il legame con la tradizione non sia mutato . Anche in tempo di Covid in zona rossa, Carrara ha visto il tributo di moltissime persone agli altari dell’adorazione allestiti in tutte le chiese cittadine. Chiese che, nel centro storico della città, sarebbero proprio sette: il Duomo, San Francesco, Le Grazie, Il Carmine, Madonna delle Lacrime, Chiesa del Suffragio e San Giacomo, ma che da anni ormai sono ridotte a quattro per la sconsacrazione del Suffragio e della Chiesa della Madonna delle Lacrime e la chiusura della chiesa di San Giacomo. Problema che i carrarini hanno risolto facendo una postilla alla regola dei “Sette Sepolcri”: si può anche visitare due volte la stessa chiesa per arrivare ai sette sepolcri previsti. Sacro, profano, distorto, riaggiustato. Il rito del giovedì santo però sopravvive persino al Covid.